Ogni neonato viene al mondo con circa 300 ossa. Esse sono morbide e flessibili per la grande quantità di cartilagine al loro interno. Quelle del cranio, inoltre, sono distanziate tra di loro ma con il tempo, come tutte le altre, tendono a riunirsi e indurirsi, riducendosi in tutto a 206, come le ossa di un bambino e di un adulto. Proprio per via della loro malleabilità, i bebè devono essere trattati con molta delicatezza e cura, in modo da prevenire alcuni dimorfismi come la plagiocefalia. Essa è una deformazione della testa, che viene a crearsi durante il parto oppure per via una determinata posizione del capo mantenuta a lungo (ad esempio dormire sempre su uno stesso lato).
Come si manifesta la plagiocefalia
I neo genitori possono notare facilmente questo disturbo perché è ben visibile. Infatti, il neonato presenterà una testa schiacciata da un lato; osservando il cranio da dietro sarà possibile scorgere l’appiattimento mentre, nei casi più importanti, nella parte anteriore sarà presente anche una bozza frontale. Naturalmente, per confermare i dubbi, è necessaria un’analisi clinica da parte del pediatra. L’esperto saprà definire inoltre il genere di plagiocefalia che affligge il bebè:
1) Posizionale
Definita anche posturale, è la tipologia che si manifesta più frequentemente. Coinvolge di solito il lato destro dell’osso occipitale e sembra colpire maggiormente i maschi. È legata a fattori esterni che deformano l’osso e le cause possono essere una compressione prenatale in utero, uno schiacciamento durante il parto oppure una particolare posizione prolungata nel tempo.
2) Sinostotica
Questo secondo tipo è più raro e si presenta già nei primi giorni di vita. Poc’anzi si è detto che le ossa del cranio del neonato sono distanziate; nello specifico, sono tenute insieme da formazioni di tessuto fibroso, ovvero le suture, che si saldano durante la crescita. Può capitare, però, che la sutura si saldi in maniera anomala e precoce ed è questa la causa della plagiocefalia sinostotica.
Se la posizionale tende a migliorare con il tempo, quest’ultima, invece, peggiora. Per evitare l’insorgere di sindromi gravi, è importante rivolgersi il prima possibile al pediatra.
Trattamento e prevenzione
Prima di tutto è fondamentale sottoporre il lattante ad una visita pediatrica. Il medico saprà riconoscere il tipo di dismorfismo e indicare il trattamento o lo specialista al quale rivolgersi. In caso di posturale, solitamente una terapia osteopatica o dei trattamenti fisioterapici possono bastare; se si tratta, invece, di plagiocefalia sinostotica, sarà necessaria un’analisi più approfondita.
Per quanto riguarda la prevenzione, le mamme e i papà possono adottare alcuni accorgimenti semplici e veloci, da fare quotidianamente. Per esempio, sia quando è sveglio, sia quando dorme, è importante che il genitore ruoti delicatamente la testa del bebè, se il piccolo non lo fa spontaneamente. Anche durante l’alimentazione, può essere utile alternare il braccio con il quale si sostiene il bambino. Un altro consiglio è quello di abituarlo a stare su entrambi i fianchi nella culla; sicuramente l’utilizzo di supporti soffici tra le gambe e a contatto con la schiena e la presenza di alcuni giochini sicuri da mettergli vicino, che saranno per lui uno stimolo, allevieranno i suoi eventuali fastidi fisici ed emotivi.
La plagiocefalia è un disturbo che può essere risolto grazie ad alcuni accorgimenti e ai consigli del pediatra. I genitori non devono allarmarsi se notano questo dismorfismo, ma è importante agire con attenzione e prudenza per permettere al bebè di ritrovare il proprio benessere.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con il Centro Pediatrico del Mendrisiotto.